SUR-FACE
Attraverso la superficie
“Ciò che siete non è reale. Ciò che siete vi oltrepassa a ogni istante.”¹
Tutti i giorni, siamo uniti e divisi da superfici. Virtuali e fisiche. Tocchiamo le tastiere dei nostri computer e i touch screen dei nostri dispositivi mobili per entrare in contatto con altre persone. Tastiere e schermi che ci tengono anche separati.
“Si coltivano rapporti lontani e virtuali,” scrive lo psichiatra Vittorino Andreoli, “mentre si trascurano le relazioni umane con la persona della stanza accanto.”²
Durante la pandemia di Covid-19, abbiamo vissuto un’astinenza forzata dal contatto fisico con gli altri per salvaguardare la nostra vita e la loro. Per alcuni, quella distanza “regolamentata” è stata un sollievo. Per altri, è stata straziante. Perché contatto è intimità, confidenza, scambio.
Una superficie può nascondere, oscurare, ingannare. Un volto semicoperto da una maschera è un volto di cui non conosciamo la piena espressione e identità. La dimensione del virtuale ci obbliga ogni giorno al distacco, al dubbio, a una barriera. “Ci si intrattiene con personaggi che hanno un nome ma che nemmeno esistono“, scrive ancora Andreoli.
Una superficie può anche raccontare, esternare. Esporre, amplificare.
La superficie non è affatto superficiale, ho letto da qualche parte.
Oppure, lo è? ✦